venerdì 13 luglio 2012

Ricerca di acqua nei pianeti extrasolari


A causa dell'elevato numero dei pianeti extrasolari, gli astronomi si concentrano sulla parte che risulterebbe abitabile. Si tratta dell’area in cui i pianeti potrebbero ospitare acqua allo stato liquido, e quindi ospitare forme di vita. Si cerca di trovare alcuni metodi di rilevamento delle acque, tra cui quello di rilevare uno specchio d’acqua attraverso il riflesso luminoso della luce. Gli astronomi ipotizzano che un eventuale oceano in superficie influisca sul potere riflettente del pianeta, noto come effetto albedo; questo aumento di albedo dovrebbe essere rilevabile durante la fase crescente di un pianeta. In questo modello, gli astronomi non hanno la necessità di osservare l’intero disco, ma anche soltanto una piccola porzione. Lo studio è condotto da un team di scienziati guidati da Nicolas Cowan della Northwestern University, il quale sottolinea l’importanza di un metodo affidabile per rilevare gli oceani su pianeti extrasolari. Pianeti che hanno una modesta inclinazione ricevono meno luce ai loro poli che all’equatore. I livelli bassi di luce si tradurrebbero in temperature più fredde, permettendo a neve e ghiaccio di accumularsi ai poli.
La squadra dimostra che durante le fasi, un pianeta inclinato sembra riflettere più luce da latitudini più elevate (come i poli) rispetto a quando il pianeta è in una fase gibbosa. Poiché neve e ghiaccio sono così riflettenti, la riflettività apparente di un pianeta sembra aumentare se si osserva in una fase di mezzaluna. Cowan e il suo team sostengono che questa “latitudine-effetto albedo” possa essere scambiata per il riflesso degli oceani su pianeti extrasolari. Nel loro documento, il team delinea tre possibili metodi per rilevare acqua liquida sulla superficie di un pianeta extrasolare. Il primo metodo, chiamato “variabilità di colore rotazionale,” si basa sul fatto che gli oceani sono più scuri e hanno colori diversi dalla superficie composta da terre emerse. Nel corso del tempo, le variazioni di colore di un pianeta possono tradire la presenza di oceani di acqua liquida. Il secondo metodo si basa sull’allineamento delle onde di luce riflessa (polarizzazione). Gli oceani sono più agevoli rispetto ad altri tipi di superfici e possono allineare le onde luminose che riflettono dalla superficie dell’acqua, in modo da polarizzare la luce riflessa. Osservazioni di luce cinerea polarizzata, infatti, suggeriscono che le variazioni di polarizzazione possono aiutare gli astronomi a rilevare gli oceani. Il terzo infine, afferma che gli oceani sono in grado di riflettere la luce in un modo simile a uno specchio, soprattutto durante le fasi, per cui prende il nome di speculare. 

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